La bicicletta artigianale tra passato e futuro. Intervista a Cicli Drali

04.08.2023
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Pochi settori come quello del ciclismo italiano riescono a raccontare un mondo ricco di passione e di grande sacrificio. Solo pronunciando alcuni nomi dei più grandi campioni come Fausto Coppi, Gino Bartali, Ernesto Colnago ci immergiamo in un universo che vive ancora oggi, tra ricordi indelebili e nuovi talenti pronti a far sognare le nuove generazioni.

Ecco che allora il ciclismo diventa – come pochi altri ambiti italiani – un continuum temporale che dal passato ci accompagna al presente, con uno sguardo rivolto al futuro.

E’ proprio la curiosità per questo mondo che ci spinge a incontrare Gianluca Pozzi, Amministratore Delegato di Cicli Drali, officina storica di Milano che ancora oggi produce biciclette interamente italiane realizzate in maniera artigianale.

Buongiorno Gianluca, come nasce la vostra realtà?

Posso dire che è nata quasi per caso, diciamo che è colpa di mia figlia che voleva un cane (ride, ndr). L’ho accompagnata al canile e lì, per puro caso, ho conosciuto una persona che mi ha poi presentato Giuseppe Drali, che all’epoca gestiva l’omonima officina.

Come è nato il rapporto professionale e umano con Drali?

L’ho subito trvato estremamente interessante, come persona e come professionista. Andavo ogni giorno a parlare con lui del suo lavoro e della sua passione per le biciclette, era un tema che ci univa e in cui condividevamo la stessa visione.

Giuseppe aveva quasi 90 anni e desiderava chiudere la sua bottega, ma alla fine l’ho convinto a non farlo, sarebbe stato un enorme peccato. Con i miei due soci abbiamo deciso di rilevare il marchio, ma nel pratico non è cambiato niente, lui veniva in bottega dalla mattina alla sera! Era sempre lì, e ovviamente per tutti noi era un grande piacere oltre che un enorme fonte di ispirazione e di aiuto pratico per portare avanti, e in parte ricominciare, quello che lui aveva costruito.

Grazie alla sua presenza siamo riusciti a formare in modo completo anche un ragazzo, Alessandro, che tutt’ora lavora con noi.

Si può dire che il Signor Drali abbia lasciato un’impronta indelebile nel vostro lavoro?

Assolutamente sì. Per noi era diventata una vera amicizia, autentica: Drali era una persona buffa, molto carina e, lo dico di cuore, nonostante la sua età, i suoi racconti e aneddoti erano estremamente interessanti. Stare con lui ci ha permesso di imparare tanto.

E forse vi ha anche portato nel “suo” ciclismo, quello di una volta

Ogni giorno. Giuseppe ci ha insegnato un ciclismo, se vogliamo, un po’ epico, quello di Coppi e Bartali. Ci raccontava spesso grandi momenti storici che hanno segnato questo sport.

Insieme al padre, lui aveva prodotto anche delle biciclette per Fausto Coppi ed era diventato anche concessionario delle biciclette Bianchi. Il suo è sempre rimasto un marchio molto piccolo ma estremamente apprezzato, perché portava avanti un lavoro artigianale e di qualità.

Di che cosa si occupa oggi Cicli Drali?

Noi abbiamo preso in mano un’attività che, all’epoca, produceva biciclette in acciaio con congiunzione, erano i telai che si usavano ai tempi di Gimond prima dell’alluminio. Poi, nel corso degli anni, abbiamo aperto un vero e proprio Vaso di Pandora conoscendo tante persone che ci davano consigli preziosi, intercettando anche le novità del mercato; in questo modo abbiamo iniziato a lavorare ai primi telai in carbonio.

Così, alla fine, dalla piccola bottega che era, è nata un’azienda.

Esattamente. Attualmente in Drali produciamo tutto in carbonio e alluminio, solo in Italia, e tutto customizzato.

Abbiamo creato modelli nuovi, anche se rimaniamo coerenti con il lavoro di Giuseppe Drali, portando avanti il concetto di bicicletta di misura.

Si può dire che alla base del vostro lavoro “su misura” vi sia un concetto, o forse proprio un valore, di “senza tempo”?

Assolutamente sì. Per noi il filo conduttore di ogni nostro lavoro è la qualità, che si unisce alla tradizione che cerchiamo di portare avanti ogni giorno.Come produzione siamo rimasti in Italia, conosciamo di persona tutti gli artigiani che costruiscono i nostri telai, possiamo avere lo stesso riscontro – umano e professionale – che in passato aveva Giuseppe Drali. Pensiamo di aver continuato con quel concetto di qualità, attraverso il tempo.

Che cosa succede in una giornata “tipo” in Drali, nelle vostre officine?

Ora stiamo cambiando pelle perché siamo in un momento importante di crescita, la giornata parte con un piano di lavoro stabilito, le nostre persone montano delle biciclette prodotte sempre nelle vicinanze, più precisamente a Modena.

Quando arrivano qui le facciamo verniciare e poi i nostri team provvedono a montarle.

Da Drali è presente anche un’area espositiva per acquistare le biciclette, una sorta di “vetrina sul mondo”.

Sì, la nostra idea era di non esagerare con l’assortimento, ma pesavamo comunque che attorno al marchio dovesse esserci tutto quello che a un ciclista serve: scarpe, casco, guanti.

Abbiamo pochi marchi che ci piacciono, anche in questo caso rimaniamo legati ai valori che ci guidano nella produzione della bicicletta.

Adesso stiamo anche organizzando degli eventi nel nostro spazio per farlo conoscere, si tratta di appuntamenti selezionati e sempre in linea con lo spirito del nostro lavoro.

Prima parlavi di qualità. Si può dire che sia questo il vostro valore principale in Drali?

Sicuramente: la qualità e le persone. Ci siamo davvero accorti che per noi, per la nostra attività, sono due elementi fondamentali. Quando parlo di persone intendo persone che vivono la nostra passione insieme a noi.

L’aver intrapreso questo cammino partendo dalle biciclette del Signor Drali ci ha permesso di conoscere e vivere quotidianamente numerosi “attori” di questo mondo che venivano fisicamente in bottega a raccontare la loro idea del ciclismo. Erano amici o conoscenti di Giuseppe, possiamo dire che, in parte, sono stati loro il nostro business plan!

Abbiamo raccolto e portato avanti questa attività attraverso catene di ragionamenti non sempre definiti, ed è stata proprio la partecipazione attiva di queste persone a dare vita ad un meccanismo virtuoso.

Traspare una grande passione dal tuo racconto.

Se non c’è passione è meglio lasciar perdere, in questo settore ne occorre tanta perché il ciclismo è faticoso.

Dico sempre che esiste un “mondo di Drali” allargato che comprende i prodotti e una sorta di comunità che cerchiamo di coltivare il più possibile, per raccontare il nostro marchio come modo di vivere.

Da vivere sempre insieme alle persone.

Alcuni di loro li abbiamo assunti, altri sono dei nostri ambassador che usano le bici Drali per i loro progetti. E’ venuto naturale legare alcune persone a noi, non abbiamo mai visto un cv.E’ un settore fortunato, non assumiamo sulla carta ma scegliamo l’individuo; c’è una forte umanità.

Come vorreste che Cicli Drali venisse percepito dal cliente finale?

Adesso viviamo un’epoca in cui i marchi delle biciclette sono grossi, noi cerchiamo di competere con la nostra unicità, di avere una personalità definita.

Chi acquista da noi una bicicletta deve pensare di avere un prodotto unico, customizzato, riconoscibile. Questo processo per noi è fondamentale e riesce davvero a dare carattere al marchio.

A proposito di unicità: che cos’è oggi Cicli Drali e che cosa sarà in futuro?

Noi speriamo di riuscire a raccontare il marchio come un’esperienza di ciclismo credibile, ed è quello che continueremo a fare in futuro.Per noi, per i nostri valori, è molto importante raccontare sempre la verità, ed è proprio questo aspetto che sottolineiamo: la credibilità e l’affidabilità di prodotto. E’ quello che ci lega al passato, è quello che ci guiderà nel futuro.

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